mercoledì 19 dicembre 2012

Teatro, Schiller nell'interpretazione postmoderna di Lavia


NET1NEWS DICEMBRE 2011

I Masnadieri? Sì, ma solo se post moderni. Il direttore del TEATRO DI ROMA, il visionario regista teatrale e cinematografico GABRIELE LAVIA, presenta dal mese di novembre 2011 al Teatro India a Roma e poi intournée nei teatri di tutta Italia, fino ad aprile 2012, la sua interpretazione postmoderna della prima opera teatrale di Johann Christoph Friedrich von Schiller I MASNADIERI. Con la scenografia minimalista, l'intertestualità degli stili, un romanticismo che veste panni punk e rock ed un finale tragico, senza speranza e discostato dalla trama originale, Lavia chiude il cerchio della storia mondiale, riscrivendola da capo. Il regista, stimolato da una famosa frase di Nietzsche "Dio è morto" e dal profondo pessimismo di Shopenhauer, crea una nuova Bibbia, una BIBBIA DEL MALE dove "l'uomo nasce e muore nel fango". La trama si svolge sulla scena quasi vuota, ascetica, coperta da terra. Al primo piano ci sono una poltrona e qualche scatola di legno, al secondo, pali neri - 'alberi' per le scene nel bosco. Le pareti, coperte di graffiti con l'estetica propria dei fumetti (teschi, pistole e sangue), mettono angoscia, apposto. Dalla parete centrale, come l'occhio del Grande Fratello, l'immagine del diavolo osserva tutti i protagonisti sporgendosi da una grande scritta: STURM UND DRANG. Qui, il motto di uno dei più importanti movimenti culturali tedeschi del settecento diventa il simbolo del gruppo di ribelli chiamati 'masnadieri' che, rifiutando la fredda e accademica imposizione di norme sia sociali che morali (monologhi sulla libertà e sulla crisi delle istituzioni), diventano semplici criminali (nel ruolo di uno di loro, Schweitzer - Filippo De Toro). Lavia non si è scordato di sottolineare l'elemento focale della filosofia di Schiller - il destino al quale nel dramma l'uomo s'oppone con la faticosa ricerca di una realizzazione armonica della sua personalità nella realtà storica. Nei MANSADIERI nessuno fugge ai sensi di colpa e il proprio giudizio universale: i cattivi muoiono, i buoni muoiono. Curioso è che il bene e il male hanno la stessa faccia di due fratelli: del primogenito Karl (Simone Toni), amato dal padre Moore (Gianni Giuliano), bravo ragazzo e sposo di Amelia (Cristina Pasino) che, scappando di casa e mettendosi a capo di un gruppo di ribelli, diventa cattivo; e di secondogenito Franz (Francesco Bonomo), cospiratore, bugiardo, pessimista, pronto ad ammazzare il proprio padre ed il fratello in nome del potere e soltanto prima della morte sembra d'avere sensi di colpa convertendosi al cristianesimo (anche se, secondo Lavia, non è poi così chiaro se lo faccia). Chi è davvero buono? Chi cattivo? Cosa vuol dire la libertà? Cosa sono la santità e la vita umana? Queste sono le domande alle quali il dramma cerca la risposta.

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